A Marassi il Genoa Kucka la vittoria

Sarà il sole della Liguria, saranno i quasi 14 gradi di Marassi, ma qui con l’arrivo di Ballardini sembra che l’inverno sia finito. Eppure la squadra rossoblù soffre le defezioni di Granqvist influenzato e Matuzalem per risentimenti muscolari.

Guidolin decide di lasciare in panchina Muriel, mossa che si rivelerà errata, visto poi la prestazione della squadra friulana soprattutto nel primo tempo, ma Guidolin preferisce giocare con due trequartisti: Maicosuel e Pereyra, alle spalle di Di Natale. Il dubbio che l’Udinese sia un po’ forgiata da Totò rimane.

La partita ha inizio con un minuto di silenzio a ricordo di Carmelo Imbriani deceduto all’età di 37 anni: esordio nel Napoli di Lippi e poi  di Boskov, finì la carriera nel Benevento, squadra di cui diventò poi allenatore.

Subito Genoa piuttosto aggressivo e buon ritmo di gioco. Le squadre si affrontano a viso aperto, senza tanti tatticismi, in gioco c’è la rincorsa per uscire dalla zona pericolosa, per l’ospitante, ed il tentativo di restare agganciati al carro della zona Uefa, per quella ospite . Lazzari toccato duro ad un ginocchio è costretto ad uscire quasi subito e Guidolin lo sostituisce con Badu. Al 12’ un gran colpo di testa di Kucka è a lato di un soffio.  Poi è la volta di Manfredini che prova a trafiggere i suoi ex. Il Genoa sembra più convinto ed insiste in avanti. Guidolin sembra non avvedersene, ma i suoi in avanti sbagliano molto, Di Natale e Maicoisuel su tutti.  Alla mezz’ora ancora un gran tiro di Kucka è deviato in angolo da Padelli; è il preludio al gol per il Genoa. Dal conseguente calcio d’angolo uscita da dimenticare di Padelli e Kucka indisturbato può mettere dentro di testa da pochi metri. Classica uscita per farfalle dell’estremo difensore friulano ma il ceco era bello libero e la palla pennellata da Daniel Tozseur era proprio per la sua testa .

Qualcuno sente Guidolin  dire la frase: “Fra Padelli e Brkic son proprio messo bene!!!”.  Preziosi, in tribuna,   ha un sorrisino beffardo, al suo Genoa riesce spesso lo sgambetto alla squadra friulana. Che sia così anche questa volta? Meglio aspettare il novantesimo, anche perché nei precedenti incontri fra i due tecnici, Guidolin ha quasi sempre avuto la meglio nei confronti di Ballardini, ma come dice il detto popolare: c’è sempre una prima volta! Ed è questo che si sta appunto pensando il tecnico ravennate. Si va avanti con un gioco un po’ spezzettato da continui falli, ora l’Udinese prova a spingersi più avanti e con Maicosuel prova a ristabilire il pareggio ma il suo tiro non trova lo specchio della porta. Il primo tempo va in archivio con il risultato di 1 – 0 per il Genoa.

Nell’intervallo si vede il presidente Preziosi fare gesti scaramantici, quest’anno, in casa, tutte le volte che il Genoa stava  sul risultato di 1 – 0 poi il match è terminato 2 – 4 per la squadra ospite. Al via del secondo tempo fiammata genoana che prima con Antonelli e poi con Bovo prova a mettere in sicurezza il risultato senza riuscirci. A questo punto Guidolin decide di giocarsi la carta Muriel al posto di un inconcludente Maicosuel. Contro mossa di Ballardini che rinforza la copertura del centrocampo con Moretti al posto di Vargas. Si assiste ad una serie di tiri che non trovano lo specchio della porta da entrambe le parti: il Genoa con Kucka, Bertolacci e Borriello; l’Udinese con Badu e Di Natale. I grifoni quasi inconsciamente arretrano un po’ il baricentro a difesa del vantaggio affidandosi solo ad azioni in contropiede; ne consegue uno sterile possesso palla ad opera dei friulani. Sostituzioni nel Genoa: Rigoni per Bortolacci e Ferronetti per Marco Rossi, anche Guidolin effettua il suo terzo cambio a disposizione: dentro Alexander Merkel per Giovanni Pasquale. Sul finire della gara, prima Benatia e poi proprio il neo-entrato Merkel si divorano i gol per un possibile pareggio.

Supremazia dell’Udinese nel secondo tempo con un arrembaggio finale non certo di qualità. Finisce 1 a 0 per i grifoni. Otto punti in quattro incontri con 2 pareggi esterni in casa della capolista e a Parma e due vittorie interne con squadre del calibro di  Lazio e Udinese sono un buon bottino per la squadra di Ballardini. I gesti di scongiuro, che non si dicono, di Preziosi hanno funzionato. Per una Udinese così, quest’anno non ci può essere Europa,ma questa squadra non deve essere troppo Totò-dipendente.

Valter Chelini

La meglio Juventus – Il Pozzo dei desideri

Dopo il corroborante e confortante pareggio di Parma, dove ha saputo evitare con maestria il ripetersi della sconfitta con la Sampdoria, la Juventus ritrova un Udinese al top e francamente rinfrancata dopo essere riuscita a togliersi anche Armero dai marroni.

Le due squadre bianconere, oltre a condividere i colori sociali, mantengono ottimi rapporti di collaborazione tecnico-economica: L’Udinese ogni anno, puntuale come la legge mille proroghe di un governo instabile, rifila i propri gioielli ai piemontesi. Parliamo di gioielli, visto il loro costo.

L’abbraccio tra il padròn (patròn, pardòn) Pozzo ed Agnelli è stato molto, ma molto affettuoso. Dopo mezzora di incollamento, senza accenno di soluzione di continuità, Pavel Nedved ha cominciato a nutrire qualche dubbio sulla natura dell’abbraccio, avendo conferma quando ha sentito Andrea Agnelli sibilare: “dammi indietro i soldi di Isla, porco”. Una volta riuscito a togliere le mani dal collo e tornato all’ovile, ha gridato al Presidente Pozzo: se ti beccano quelli del Barcellona finiscono il lavoro. I catalani evidentemente non hanno ancora digerito la vendita del “nigno” Sanchez per 50 milioni di euro ed utilizzato solamente come comparativo psicologico per non fare sentire Messi troppo basso.

L’Udinese ha messo in piedi un team di osservatori per la ricerca di bidoni che sembrano giocatori per venderli come bidoni che sembrano giocatori. La serietà del team non è messa in discussione dalla presenza di Andrea Alessandro Carnevale. Un giocatore che ha vinto 2 scudetti a Napoli ai tempi di Maradona (memorabili le gare con Diego Armando per capire chi tirava meglio).

E’ sua la scoperta del Lipopill quale coadiuvante nella lotta anti obesità. Intervistato oggi ammette: “Aò, bastava magnassi un pochetto de meno”.

Questo succedeva dopo il mondiale di Italia ’90, dove ha lasciato la sua impronta indelebile, esternando il suo immenso senso di gratitudine per l’allenatore Azeglio Vicini, mandandolo labialmente affanculo in mondovisione nella prima partita del mondiale, quando è stato sostituito da Totò Schillaci. “Senza di me non vincerete neanche una partita” sentenziò mentre usciva dal campo. Totò Schillaci segnò il gol della vittoria mentre lui non aveva ancora finito di sciacquare la prima passata di shampoo sotto la doccia.

Per la cronaca, Totò Schillaci fu il capocannoniere di quell’edizione del mondiale con 6 reti e da un sondaggio, fatto in casa del nostro illuminato direttore, è risultato il più forte centravanti di tutti i tempi.

Nonostante la sua natura così poco incline all’evidenza, si nota l’assenza iniziale in panchina di Guidolin, che ha gettato nel panico Maicosuel il quale è già depresso per via della “saudagi” e Guidolin è l’unico che a sapere che la “fagiuleda” si cucina con le recchie da porco. Il condottiero friulano, per festeggiare la sua 500^ panchina (sembra che il record sia valido nonostante nessuno lo abbia mai visto seduto) è partito da Udine deciso a raggiungere lo stadio con la sua “muntain baik” passando per il passo Stelvio, la cima Coppi, le tre cime di Lavaredo, le tre valli varesine, le cinque giornate di Milano. Siccome nella società non lo caga nessuno, non è stato informato sia che la partita si sarebbe giocata di sabato sera né in quale città. Quando la macchina dell’ammiraglia lo informa che quella non è la Milano-Sanremo, lancia una bestemmia in ladino, imparata nel peggior quartiere di Latisana nell’ora del terremoto in Friuli nella notte del 6 maggio 1976, per poi puntare sulla guglia della Mole.

Radio corsa lo segnala allo striscione dell’ultimo chilometro.

Conte, rinfrancato per la revoca dei 2 punti di penalizzazione al Napoli dopo la requisitoria del Presidente De Laurentiis, si concentra sulla consueta orazione pre-partita, pregando per “li megghiu morti” dell’avvocato che lo ha difeso nel processo del calcio-scommesse. Si è capito che stesse pregando, dal numero delle Madonne invocate.

Il Presidente Agnelli in tribuna conferma l’indiscrezione che Moratti voglia presentare ricorso per l’assegnazione, all’Inter, dei 7 tour revocati ad Armstrong. Il giudice Guido Rossi ha fatto sapere che ci sono i margini per procedere.

Prima della partita, il parcheggiatore del settore “giovanissimi” invita Giovinco, Giaccherini e Di Natale a spostare le loro micro-machines in quanto sono posteggiate fuori dagli spazi loro riservati. La baby-sitter Biancaneve ha fatto sapere che andranno a letto senza cena.

Conte raccomanda ai suoi di non avere fretta di chiudere la partita e di aspettare gli avversari. Infatti, al primo minuto e 50 secondo la Juventus si è già presentata 4 volte davanti alla porta avversaria. L’Udinese risponde da par suo con un solo tiro nel primo tempo di Muriel che sfiora la bandierina del calcio d’angolo. L’allenatore salentino, in uno stentato italiano del sud, chiede ai suoi il gol con un azione che porta un giocatore solo davanti al portiere. “Sono i gol più difficili da sbagliare, spiega ai suoi” pur tenendo conto che ci sono giocatori come Lichsteiner. Recepito l’ordine, la Juve passa in vantaggio con una saraccata “terra-aria” da 32 metri scaraventata da Pogba. Ripreso e umiliato negli spogliatoi davanti a tutta la squadra per l’insano gesto, Pogba si è giustificato con un “non capisco ancora bene l’italiano”.

Sempre negli spogliatoi chiede spiegazioni a Lichsteiner per tutti i cross sbagliati. “Ho dimenticato le scarpe ortopediche a casa, mister” sembra sia stata la risposta del giocatore, che ha promesso che non accadrà più. La smorfia notata sul viso di Conte lascia capire che non cambierà nulla.

Nel secondo tempo la Juve riprende il modulo tanto caro all’allenatore e trova il raddoppio con un’altra saraccata “terra-terra” da 30 metri sempre del solito Pogba. A questo punto, Conte si rivolge a Pavel Nedved dicendogli che l’omino con le mesh da domani andrà alla sua stessa scuola di italiano.

Notato lo sconforto dell’allenatore, Vucinic e Matri decidono di segnare due gol della serie “questo lo segnava pure Oronzo Canà travestito da Lino Banfi”.

Al termine della partita,il Presidente Pozzo quando ha saputo da Marotta che Pogba è stato preso a parametro zero, ha chiesto la testa e le pillole di Carnevale.

Stavolta il Pozzo dei desideri si è asciugato.

Migliore in campo: Maicosuel e la muntain bike di Guidolin.

Ipdà

Fifa al campionato – Il senso di Zeman per l’over

Dopo le domande poste dalla prima giornata ecco che arriva la seconda giornata per rispondere. Anche se ricordati sempre che le risposte sono dentro di te e pero’ sono sbagliate.

Alle 18 di oggi io devo preparare la borsa perche’ domani parto per il mare e quindi non credo che avro’ particolare voglia di vedere Torino-Pescara, partita allettante come un piatto del celebre pollo alla gomma della mensa di Milano Due (si’, io sono stato alla mensa di Milano Due. E voi, tranne qualche rara eccezione di dubbio gusto, no). Pare che, dato per scontata la retrocessione delle due corazzate granata e abruzzese, a fine partita venga direttamente aggiornata la classifica della serie HB 2013/2014.

Discorso totalmente diverso per Bologna-Milan. Li’ assistero di certo alla partita degli amatissimi cugini. Purtroppo mia cugina di sesto grado esce con la cognata del fidanzato della cugina della sorella della madre del nonno di Acquafresca, e quindi mi trovero’, mio malgrado, a tifare Bologna. Scorgendo la formazione del Milan comunque mi accorgo che non ho speranze. E speranze non ne ha neppure il Lanciano, che la prossima stagione mirava al primo posto della serie cadetta.

Domenica alle 18 il derby bianconero tra Udinese e Juventus. Senza dubbio di smentita si puo’ dire sia questo il big match della seconda giornata, vista la virilita’ di immani dimensioni di Asamoah e Armero. Guidolin, che dopo l’eliminazione nei preliminari Champions ha cominciato una dieta Dukan e si e’ iscritto a un corso di felicita’ interiore tenuto da Gino Paoli e Marco Masini, ha rilasciato parole battagliere prima della gara: “Sono contento per Conte”. Dura la reazione di Marotta che si e’ presentato direttamente a Udine per un faccia a faccia con Guidolin. Fissando pinzi, gli ha detto: “Basta”. Secca la risposta di Guidolin: “Si’, pensavo anche io di farlo giocare”. A quel punto Marotta, girando lo sguardo da Guidolin ha sospirato: “Calati la Braga”. Guardandolo dritto negli occhi.

Posto che delle partite della serata di domenica non me ne frega assolutamente una cippa a parte ovviamente Inter-Roma, debbo dire che se fossi un tifoso neutrale guardarei senza dubbio Cagliari-Atalanta, se non altro per capire chi e’ piu’ nano tra Cossu e Moralez. Che poi lo hanno pure chiamato Maxi. Boh, a me sembra davvero ma davvero Mini.

Affascinante anche Catania-Genoa. Tutte le domande vertono sun un punto preciso: entrera’ in campo Piscitella? Chi e’ Piscitella? E che cazzo ne so. Egualmente importante Parma-Chievo. Mimmo Di Carlo, grande ex, torna al Tardini. In Emilia lo amano talmente tanto che lo definiscono un reggiano, che notoriamente a Parma e’ un complimento secondo solo a “bastardo figlio di puttana”.

Grossa attenzione anche per Sampdoria-Siena. E’ vero che i capelli di Maxi Lopez sono stati coltivati da Campagnolo, terzo portiere del Siena? Corrisponde a realta’ la voce che l’imprecazione preferita di Del Grosso sia “Estigarribia?”. E- vero che Gasteldello al ristorante chiede i Contini? Per avere le risposte non vi resta che assistere a questo desolante spettacolo calcistico, per tutto il resto c’e’ Napoli-Fiorentina. Mazzarri ha preparato la gara cercando di calmare gli animi di giocatori e tifosi: “Al San Paolo voglio almeno 450mila persone. Se non vinciamo uccido Grava. Su sparatemi addosso, fucilatemi! Al mio segnale scatenate l’inferno”.

In Lazio-Palermo riflettori puntati su Klose. Proprio per questo giochera’ con un paio di occhiali da sole prestatogli da Edgar Davids. Notizia dell’ultima ora: pare che Sannino sia stato confermato da Zamparini almeno fino al 13′ del primo tempo. E poi c’e’ Inter-Roma. Tutto lascia pensare che sara’ una partita ricchissima di emozioni e di gol. Innanzitutto c’e’ Zeman. Poi c’e’ la difesa dell’Inter. Poi c’e’ la tradizione. Finira’ 0 a 0. Incuriosisce l’incrocio Cassano-Totti, che notoriamente si amano come Batman e Joker, l’Uomo Ragno e Goblin, Gargamella e i Puffi, Alan Ford e Superciuk, Paola Ferrari e la telecamera. Cassano porge un ramoscello d’ulivo: “Adoro Francesco. Ma adoro ancora di piu’ Ilary”.

Lorenzo Lamperti

@LorenzoLamperti

Speciale Europa Sfig – Inter alla fiera dell’est

Dal nostro inviato a Monaco di Tibète etc etc – Dopo aver dormito sulle poltrone della sala dei sorteggi della Uefa assieme a Guidolin, che è arrivato in nottata in bici dallo Zoncolan, sono pronto per aspettare l’esito dell’urna dell’Europa League. Con noi c’è anche Stramaccioni, che ha saputo solo ieri sera che l’Inter non farà la Champions. Il presidente Uefa Michel Platini lo chiama per rincuorarlo: “Oh Strama, bene bene”, poi chiude la comunicazione con una sonora pernacchia. Arrivano Lotito e Petkovic. Il primo viene intercettato dai giornalisti, che mostrano di apprezzare la logorrea del presidente della Lazio, che nel frattempo sta parlando in latino, tanto che un paio di loro si dimettono in diretta. Petkovic  non se lo fila in pratica nessuno. Dopo 10 minuti è lì che parcheggia le macchine, almeno poraccio si rende utile.

Arriva De Laurentiis, che con la solita calma entra e si lamenta – nell’ordine – dell’hotel, del ristorante, del nome dato alla competizione, del fatto che il Napoli sia in Europa League e il Nordsjaelland in Champions (e qui ci siamo), del tempo, dell’Euro, del culo della Merkel e che il Napoli quest’anno abbia acquistato solo 48 giocatori. La nomenklatura dell’Inter è al gran completo: Moratti, Branca, Ausilio, Sarti, Burgnich, Bedin, Guarneri, Suarez e un paio di cinesi presi da un bar di Lambrate, in attesa che arrivino sti soci con gli occhi a mandorla. Moratti è carico: “i cinesi…bravissimi ragazzi…no no molto bene, grazie grazie grazie grazie”. Guidolin passa e saluta: “Sono contento per Mao Tse Tung”.

Comincia il sorteggio. Per sottolineare il fatto che la Juve fa la Champions e l’Inter no, Platini vara una regola seduta stante: i nerazzurri devono seguire il sorteggio bendati, in una stanza insonorizzata e il sorteggiatore chiamato a estrarre le palline sarà Luciano Moggi. Sulla carta, all’Inter non va malissimo: Rubin Kazan e altre due squadre che non ho fatto in tempo a segnare. Tutte squadre dell’Est comunque. Moratti comincia a sfregarsi le mani, Ausilio anche. “Tu non vieni…grazie grazie grazie” lo rimbecca il presidente. Stramaccioni: “Oh bene bene”. Moratti: “La prima partita è il 19 settembre, non credo ti avrò ancora esonerato…bravissimo Strama grazie”. Peggio alla Lazio (che pesca Tootenham e Panathinaikos) e all’Udinese, che avrà il Liverpool. Del Napoli chi se ne frega. De Laurentiis è contento del sorteggio: “L’Europa è un continente di merda”.

Alessandro Oliva

@aleoliva_84

I gironi delle italiane:

Girone A: Udinese, Liverpool, Young Boys Anzhi

Girone H: Inter, Rubin Kazan, Partizan Belghradi, Neftci

Girone F: Napoli, Psv Eindhoven, Dnipro, Alk Solna

Girone J: Lazio, Tottenham, Panathinaikos, Alk Solna

Orecchie da campioni – l’Udinese si cala la Braga

Dal nostro inviato a Udinese – Partiamo con Bruno Pizzul e tre damigiane di Tocai a metà pomeriggio. Destinazione Udine, obiettivo Champions League. Pizzul la parola Champions League non sa nemmeno dirla, nonostante i due mesi di lezione di inglese da un reduce di Italia ’90. L’Udinese si gioca l’accesso alla coppa dalle grandi orecchie contro lo Sporting Braga. “Chi?!” si informa Pizzul accendendosi un panino al tabacco.

Al ‘Friuli’ la tensione è palpabile. Pizzul prova a palpare una hostess. Guidolin prova a palpare Armero. Armero prova a palpare Maicosuel e gli dice in tono affettuoso: “Se andiamo ai rigori e fai il cucchiaio, il resto della stagione te lo fai in stanza con Di Natale e le sue repliche a tutto volume di ‘Un Posto al Sole’”. Peccato che Maicosuel non capisca l’italiano, ma che sia al contempo un  fan accanito della fiction napoletana. Peccato anche per Guidolin: “Sono contento per Un Posto al Sole”.

Nessuno però pensa ai rigori. La partita va vinta prima. Pinzi: “A Braga vinceremo. Ah, ci abbiamo già giocato? Ma perché devo essere sempre l’ultimo a sapere le cose?”. Comincia la partita. L’Udinese è una furia, attacca a destra e a manca. A un certo punto entra il massaggiatore per dare una mano a verticalizzare. Guidolin è una furia: nei primi 25 minuti si alza una volta per andare alle poste. Non lo hanno mai visto così attivo. Armero segna con un gran gol di testa. Lo stesso aveva fatto Basta all’andata. I padroni di casa sono carichi, ci credono. Lo Sporting però e insolitamente tranquillo. Quasi irriverente. Sulla panchina dei portoghesi a un certo punto si siede pure Giorgio Mastrota, che comincia ad agitare verso la panca friulana dei cucchiai. L’Udinese non ci fa caso e continua ad attaccare. Guidolin: “Sono contento per Mondial Casa”. A fine primo tempo Benatia si porta a casa la coperta in lana merinos.

Secondo tempo. Il Braga pareggia. Danilo si dà alle televendite. Guidolin è una maschera di dolore: lo staff medico gli tampona il sudore con la maglia di Zico, direttamente arrivata dal santuario di Pizzul. Il pubblico soffre, fa caldo, la partita è bloccata. Supplementari. Arrivano due professori d’italiano alla loro prima lezione: registro, mela e giacca con le toppe d’ordinanza. Gli fanno notare che ci sono i supplementari, non i supplenti. Se ne vanno a testa bassa. Prima di andare via interrogano Di Natale. Uno dei due prof  tenta il suicidio.

Rigori. Sbaglia solo Maicosuel: esatto, con il cucchiaio. Di Natale comincia a raccogliere i dvd di Un Posto al Sole. Armero comincia a raccogliere alcuni amici senegalesi maestri nell’arte del ‘timone olandese’. L’Udinese non è in Champions. Guidolin la prende con filosofia: “Sono contento per l’Europa League”.

Alessandro Oliva

@ale_oliva84

Orecchie da campioni – Prosciutto di Braga

Dal nostro inviato a Sporting Braga – Il Friuli è terra di vini e di prosciutti. Per non farsi mancare nulla, l’Udinese è volata in Portogallo per i preliminari di Champions con una damigiana da 25 litri di Tocai e svariate cosce di San Daniele pronte per essere affettate. Ci ha pensato mister Guidolin, che per quanto riguarda la parte alcolica si è fatto aiutare da Bruno Pizzul, di recente diplomatosi sommelier all’istituto per enologi ‘Daniele Tombolini Academy’.

Il tecnico sull’aereo per Braga è un vulcano in piena. La tensione lo rode. Quando l’equipaggio serve alla squadra il tocai, Guidolin si avvicina ai giornalisti seduti in coda e rilascia parole pesanti come una telefonata con Del Neri: “Sono contento per i ragazzi”. La squadra all’aeroporto è attesa però da un inconveniente. I poliziotti non fanno entrare nel Paese il San Daniele: “Qua si può mangiare solo il prosciutto di Braga”. Gino Pozzo ha uno svenimento, Pizzul si rianima con una flebo di risi e bisi, Guidolin è una furia: “Sono contento per i ragazzi”.

La squadra si trasferisce allo stadio, dove è attesa dal match contro lo Sporting. I tifosi dei biancorossi vengono chiamati ‘I gladiatori’, non per il loro carattere indomabile ma perché cantano in dialetto romano. Il capo ultras, detto Lando Fiorini, ci spiega che la partita per l’Udinese sarà difficile: “Ve rompemo er culo”. La casa dello Sporting è un gioiellino: si tratta di uno stadio incassato nella roccia, tanto che i giocatori a fine partita amano fermarsi a fare i minatori per 6-7 ore. Se perdono arrivano anche a 10. Il ricavato serve a pagare il conto della casa di riposo del giocatore simbolo della squadra, il pleistocenico Hugo Viana.

Comincia la partita. L’Udinese è in casacca bianconera: Antonio Conte è allo stadio ma deve tenersi ad almeno 200 metri dalla panchina. C’è anche Palazzi, che gli spiega che i 200 metri non vanno bene e che probabilmente verranno tramutati in 10 mesi. In questo bailamme giuridico-burocratico, l’Udinese segna con Basta, che insacca di testa. Guidolin si lascia andare: prende il 78 barrato, arriva fino alla bandierina del calcio d’angolo e dice al giocatore: “Sono contento Basta”. Il giocatore si appresta ad uscire. Guidolin: “No Basta”. Basta: “Appunto, esco”. “No Basta”. Il dialogo si protrae per due ore e viene risolto con l’intervento di un sedativo per cavalli che serve a riportare ‘Furia’ Guidolin alla ragione. Nel frattempo, Basta ha firmato per la Triestina.

Il primo tempo si chiude per l’Udinese in una taverna del centro, visto che lo Sporting è vispo come una conferenza stampa di Pirlo. I friulani di abbuffano di bacalhau, tanto che nella ripresa lo Sporting pareggia. Guidolin la prende male: “Sono contento per il bacalhau”. Finisce la partita e pure il tocai. All’Udinese non è andata male, a parte che per Pinzi, che durante una rimessa a centrocampo ha proprio rimesso tutto, dal Tocai a tre pacchetti di Ms di Pizzul.

Alessandro Oliva

@ale_oliva84

La domanda di Andrea Giunchi – Cosa significa ridimensionamento?

Thiago Silva se n’è andato al Paris Saint Germain, è ufficiale.

Ibrahimovic pure, è ufficioso.

Il Milan ha incassato una bella somma, soprattutto per il difensore brasiliano, e libera il proprio bilancio dall’ingaggio dello svedese, che è più ingombrante di un SUV in doppia fila negli stradelli di Marina di Ravenna.

Tutto normale, condivisibile, legittimo. Persino già visto.

Frase fatta di Andrea Giunchi: Per 40 milioni di euro, Thiago Silva l’avrei portato a Parigi anche sul cannone della bicicletta.

Lo stesso Ibrahimovic lasciò l’Inter per il Barcellona, non molto tempo fa. Shevchenko e Zidane lasciarono Milan e Juventus per approdare al Chelsea ed al Real Madrid.

Le nostre squadre ricevettero cospicui conguagli, e con quei soldi andarono ad acquistare grandi campioni, o consolidarono rose che poi vinsero trofei importanti.

Ceduto Ibra, l’Inter ricevette Eto’o e la stagione più Speciale della sua storia. Ceduto Sheva, il Milan andò a vincere la finale di Champions League di Atene affidandosi a Kakà, Seedorf ed Inzaghi. Ceduto Zizou, la Juventus si assicurò Buffon, Nedved e Thuram: un Pallone d’Oro, un Campione del Mondo, ed un portiere tra i più grandi nella storia del gioco del calcio, che ancora difende i pali dei bianconeri.

Ibra, Sheva, Zizou: tutte operazioni dolorose, ma di sicuro beneficio.

Frase fatta di Andrea Giunchi: Saper rischiare è la chiave per il successo.

“Ma che vor dì sape’ rischiare? Se’ggià o’sai mica rischi. Eh.” [cit., Chanel Totti]

La forza delle idee delle grandi squadre d’Italia ha quindi saputo sfruttare gli assegni multimilionari staccati da chi aveva l’esigenza di vincere subito, o di acquistare rapidamente blasone e credibilità internazionali, come il Paris Saint Germain.

Però, oggi, c’è chi teme un ridimensionamento.

Cioè che il Milan, e dunque la Serie A, perda due campioni senza poi andare ad acquistarne di altri.

Cioè che il Milan non sia in grado, a fronte delle cessioni, di vincere una Champions League, dando lustro e se stesso ed alla Serie A tutta.

Cioè che si vada ad incassare, senza reinvestire, sul breve o sul lungo periodo.

Frase fatta di Andrea Giunchi: son tutti Berlusconi coi soldi degli altri.

Fatti alla mano, dobbiamo tuttavia dare ragione a Mino Raiola, lo “Spielberg dei Procuratori” [autocit.], curatore degli interessi di Ibrahimovic: perdendo Zlatan, la Serie A perde il suo ultimo giocatore di livello mondiale (l’altro era Thiago Silva…ahia).

Ci resta, forse, Pirlo. Ma è troppo poco, nonostante il cucchiaio.

C’è poi da registrare un altro caso drammatico, passato sottotraccia perché meno eclatante, ma non per questo meno indicativo del declino del nostro campionato.

La squadra classificatasi TERZA in campionato nell’ultima stagione, migliorando di una posizione il risultato già eccellente dell’anno precedente, ovvero l’Udinese, sta completamente demolendo il proprio organico.

I bianconeri di Udine, indicati a ragione come modello virtuoso di sviluppo, perché fucina di grandi giocatori e buon gioco, ed anche di buoni risultati economici, si stanno liberando di moltissimi titolari della stagione appena trascorsa: Handanovic, Pazienza, Asamoah, Isla, Armero…

…e l’anno scorso avevano già venduto un attaccante cileno fortissimo, Sanchez, in cambio di una Barça di soldi. Sembrava quella una normale operazione in stile Udinese. Invece, a parere di chi scrive, non lo è stata.

Per chi non lo sapesse, la famiglia Pozzo, proprietaria dell’Udinese, possiede anche altre squadre: il Granada in Spagna ed il Watford in Inghilterra.

Ecco. Torje e Floro Flores nelle ultime settimane sono già passati dal Friuli all’Andalusia, ed Abdi, altro giocatore dell’Udinese, sembra prossimo all’approdo in Inghilterra.

Delocalizzazione pallonara.

Gino Pozzo, anni fa, quando cominciò a trattare l’acquisto di un club straniero, diede una buona motivazione: l’Udinese aveva grandi talent scout, capaci di trovare tantissimi ottimi giovani, ben più di quelli che il solo Udinese potesse tesserare e gestire. Giusto al 100%.

Ora però l’Udinese sta vendendo anche i propri prospetti, prima ancora di averli valorizzati con la propria maglia: Cuadrado, ala formidabile prestata al Lecce la scorsa stagione, l’anno prossimo giocherà a Firenze, o forse a Catania. E non sgropperà mai sul prato dello Stadio Friuli.

Frase fatta di Andrea Giunchi: secondo me i Pozzo finanzieranno l’acquisto del Watford vendendo qualche giocatore dell’Udinese.

Ecco cosa significa “ridimensionamento”: ridurre i propri obiettivi sportivi, vendere i propri giocatori ed incassare in fretta, allo scopo di dedicare tali risorse ad altre attività, anche extracalcistiche, più remunerative.

Andrea Giunchi