Tutta la Fifa del mondo – Un Rayo di luce

Dal nostro inviato a Rayo Vallecano, Lorenzo Lamperti – Questa volta sembrava tutto a posto. L’illuminato direttore, infatti, mi aveva magnanimamente concesso di andare a vedere una partita della Liga. E, nientemeno, quella del Real Madrid di Mourinho. Pazzo di gioia, ho chiamato tutti i miei amici. Dopo trenta secondi, dunque, ho finito il giro di telefonate e mi sono recato a Orio al Serio. Serio, ma molto felice. Da lì arrivo a Rayo Vallecano, una ridente cittadina che se non sbaglio si trova in Spagna. Pregusto già la grande partita. Mi metto il gel di Cristiano Ronaldo sui miei quattro peli, mi metto le fascette di Sergio Ramos, mi raso il sopracciglio come Benzema e limono duro con Sara Carbonero. Sono pronto. Quando ecco il cataclisma. Si spengono le luci, partita rinviata. All’inizio penso a uno scherzo poi mi rendo conto dell’amara verità. Caccamo, invidioso perché a lui è stato affidato un incarico di basso profilo, ha sabotato l’impianto elettrico per impedirmi di vivere i miei 90 minuti di gloria. Sì, perché poi lunedì mica potevo rimanerci a Rayo Vallecano. Il direttore mi ha imposto di fare la diretta twitter del processo di Biscardi.

Dal nostro inviato a Erevan, Giorgio Caccamo – “Ora voglio vedere se hai il coraggio di lamentarti pure stavolta”, ha esordito il direttore al telefono. “Oggi ti tocca addirittura una supercoppa”. Memore dell’amichevole clima pechinese tra Juventus e Napoli, comincio a preoccuparmi. Supercoppa? E chi cavolo gioca in supercoppa in questo periodo? E poi spero solo che sia in un luogo facilmente raggiungibile da Madrid, dove mi trovo per caso a trovare degli amici nel rione di Vallecas. Questi amici, per ringraziarmi di un non meglio precisato favore, mi procurano un biglietto aereo. Devo andare a Erevan, capitale dell’Armenia. Viaggio su un volo Aeroflot. Sono tranquillo come un gatto nelle strade di Vicenza. Alloggio allo Youri Djorkaeff Hotel, dove scopro che ci sarà un incontro tra Mika e Ulisses, presente pure Kasparov. Ma siamo sicuri che si tratti di calcio e non di scacchi?!? Pare che Kasparov sia il portiere del Mika, che segna persino il rigore della vittoria. Nonostante questo sembra che si sia trattato di una partita di calcio.

Fifa al campionato – 3° giornata

Palermo-Cagliari. Il derby del Mediterraneo apre la 3° giornata di serie A. E chiude il sipario sulla bruttezza del nostro campionato. Mentre in Spagna c’è il testa a testa tra Messi e Ronaldo, qui ci tocca assistere inerti alla sconcertante sfida tra Miccoli e Pinilla. “Miccoli farà grandi cose qui a Cagliari”, ha dichiarato entusiasta Cellino, prima di esonerare Ficcadenti, assumere Sannino, licenziarlo, prenderlo come badante per Larrivey e riassumere Ficcadenti, il tutto nel giro di 35 minuti netti. “Guarda che Miccoli è nostro”, ha ribattuto Zamparini, prima di licenziare Sannino, assumere Ficcadenti e fargli cambiare il nome in Sannino all’anagrafe. “Sono contento per l’anagrafe”, ha aggiunto Guidolin, che passava di lì per caso.

Milan-Atalanta. Il secondo anticipo di giornata è per Pazzini una specie di derby: gioca contro la sua ex squadra, che per giunta ha la maglia nerazzurra. Ma per il Pazzo, nessuna acredine contro l’Inter: “Mi fanno schifo, al derby segnerò 8 gol ed esulterò sotto casa di Moratti ingaggiando una band power-metal tedesca”. Allegri ha un dubbio in attacco: Bojan o Robinho? Anche Galliani ha un dubbio: per la prossima gara il ballottaggio per chi allenerà il Milan è tra Tassotti e il tizio che sta sempre vicino all’ad rossonero in tribuna con la polo bianca anche a gennaio con -15.

Chievo-Lazio. Il derby delle Alpi Apuane è una delle gare più interessanti dell’emisfero boreale. E’ un match talmente carico di significato che William Hill si rifiuta di quotarla. Sconcertato Beppe Signori: “E io su chi punto ora?”.

Siena-Udinese. Il derby tutto bianconero è una gara fondamentale in chiave salvezza. I padroni di casa partono da -5, ma con Cosmi in panchina è come partire da -15 minimo. Il tecnico dei toscani però è sereno: “Se perdiamo faccio allenare i miei giocatori in ginocchio su un terreno misto di ghiaia, ceci e chiodi arrugginiti, la stessa mistura che uso per farmi i gargarismi”. Guidolin in questa stagione non ha ancora vinto una gara e ammette: “Sono contento per l’igiene orale di Cosmi”.

Napoli-Parma. La gara è una di quelle che tempo fa ha fatto discutere, perché al centro dell’inchiesta sul calcioscommesse. Sull’episodio, Morgan De Sanctis ha però spazzato via ogni dubbio: “Solo perché a bordo campo c’era un boss della camorra che mi ha tenuto un kalashnikov puntato sulla schiena per 90 minuti, non significa nulla. Non avete prove”. Mazzarri, dal canto suo, non sente alcuna rivalità con la Juve in chiave scudetto: “A Subbuteo ho vinto più io di Carrera”. Tra le fila del Parma il neo acquisto Marchionni è carico: “Spero di non giocare, devo andare all’Ikea a prendere il divano”.

Fiorentina-Catania. Il derby tra Montella e la sua ex squadra è un match interessantissimo.

Roma-Bologna. Dopo la vittoria sull’Inter, in casa Roma si vola basso. Totti: “Vincemo la Championse”. De Rossi: “Vincemo pure ‘o scudetto”. Stekelemburg: “Voglio andare al Tottenham. E voglio anche una 4 stagioni”. Meno male che ci ha pensato lo stesso Zeman a moderare i toni: “Abete è un nemico del calcio. Albertini è un nemico del sapone. Prandelli è un nemico dell’occidente e della libertà di stampa. Il calcio deve uscire dalle farmacie. Il tennis deve uscire dai supermercati e il golf dalle pizzerie. Io sono gay. Fuori gli eterosessuali dallo sport. Ho vinto più io di Mazzarri a chi piscia più lontano”. Notizia dell’ultima ora: il Bologna vuole salvarsi nonostante l’acquisto di Gilardino.

Pescara-Sampdoria. Che c’entra la serie B? Ah, è serie A. No, vabbè. Speriamo segni  Maxi Lopez, che ce l’ho al Fantacalcio.

Genoa-Juventus. Conte è stato squalificato anche al torneo di briscola del bar ‘Su Puzzoni’ di Arbatax. Quest’estate il tecnico bianconero era stato in vacanza in Sardegna e si era iscritto al torneo vincendolo in coppia con Stellini, ma non potrà ritirare il premio perché nelle sue urine sono state trovate tracce di Cynar oltre il limite consentito. Stellini si è già dimesso, Conte ricorrerà al Tar ed eventualmente al Tnas, al Trans e al Tagsnjdcdc. De Canio, in caso di sconfitta, ha già trovato un nuovo incarico. Vista la sua incredibile somiglianza con l’attore Joachim Phoenix, farà la sua controfigura nel prossimo film che lo vedrà impegnato: “L’Imperatore Commodo canta Johnny Cash”.

Torino-Inter. Il Toro non batte i nerazzurri dal 1993-94. Moratti ha rassicurato Stramaccioni: “Se perdi l’Inter potrai allenarla quanto vuoi: ti regalo Championship Manager e vai fuori dalle palle”. In porta tra gli ospiti debutta Handanovic: “Julio Cesar? Ahahahahahhahah”. Ventura non fa proclami: “Se gioca Silvestre gli caliamo 3 pere minimo”.

Alessandro Oliva

@aleoliva_84

La Domanda di Andrea Giunchi – Che cos’è il fair play finanziario proposto dalla Uefa?

Nel settembre 2009, l’UEFA, l’Unione delle Federazioni Calcistiche Europee, cioè il governo continentale del calcio, preso atto dei crescenti e drammatici debiti contratti dalle squadre di vertice di tutta Europa, ha deciso di istituire una commissione ed un regolamento, allo scopo di generare un sistema di controllo dei club che li inducesse/costringesse a non generare voragini debitorie incolmabili.

In pratica, a giugno 2009, dopo l’acquisto di Cristiano Ronaldo da parte del Real Madrid per 90 e passa milioni di euro, la UEFA ha catalizzato l’assai diffuso moto testicolare rotatorio, ed ha deciso di (provare a) mettere un freno a certi atti speculativi, a certi flussi di contanti, ed a certi comportamenti certamente non virtuosi.

Facendo cosa?

Limitando l’accesso alle competizioni europee – Champions League ed Europa League, che sono il maggiore introito per le squadre di calcio grazie a sponsor, premi e diritti televisivi di messa in onda – a quei club capaci di dimostrare un sostanziale equilibrio economico. Cioè a chi ha indicativamente spese minori, uguali o di poco superiori ai ricavi. Semplice, efficace, giusto: togliere soldi a chi spende male i propri.

L’UEFA farebbe l’unica cosa che avrebbe effettivamente a disposizione. Pochino, forse, per molti motivi.

Frase Fatta di Andrea Giunchi: per me, il fair play finanziario, è una cagata pazzesca (92 minuti di applausi).

E quindi? Perché gli sceicchi che hanno acquistato il Paris Saint Germain spendono così tanto? Perché Real Madrid, Barcellona e Manchester City li seguono a ruota? Perché la Juve non stacca l’assegno e compra Van Persie, cazzo?!

Il meccanismo di controllo proposto dall’UEFA, intanto, è un po’ “leggero”.

Perché si tratta di un meccanismo non preventivo: non si può impedire ad una proprietà di spendere, prima che questa lo faccia.

E poi perché non si applicherebbe una sanzione immediata. Di fronte ad un passivo superiore ai 45 milioni di Euro nei due anni, questa l’asticella fissata, l’UEFA applicherebbe delle sanzioni (sportive? economiche?), fino a giungere, col tempo, all’esclusione del colpevole dalle competizioni continentali, chiedendo nel contempo un piano di rientro.

Fatta più facile: ti facciamo una “multa”, ed intanto ci dici come pensi di rientrare nei limiti fissati, e se poi non ce la fai, sei fuori dalle coppe. Già, “se poi”.

“Se”.

“Poi”.

Fatta eccezione per il Bayern Monaco, tutti i top club d’Europa sono ad oggi al di fuori dei limiti del fair play finanziario.

Servirà dunque molto coraggio, nel 2013/14, stagione di entrata in vigore di tutt’o’machinario, per dire a tutti i vari spendaccioni che sono fuori dai trofei a cui dovrebbero partecipare.

Ecco, si ha l’impressione che tutti i top club stiano scommettendo contro l’UEFA, sicuri che, di fronte all’idea di allestire competizioni senza grandi squadre, i limiti si faranno più flessibili e le sanzioni saranno disapplicate, o magari trasformate in multe “banali” che i club non avranno problema a pagare.

Frase Fatta di Andrea Giunchi: è inutile, i soldi sono loro e li spendono come gli pare.

Posto che per guadagno economico, sociale e politico, tutti quelli che investono nel calcio lo fanno con le loro buone ragioni – non credete mai alla balla del “presidente primo tifoso” che ci perde una barca di soldi per amor della maglia – si fa fatica anche a contrastare il principio cardine del “se spendo così tanto, avrò le mie buone ragioni, son soldi miei”. Un vigile vi viene a rompere le balle se spendete 10 euro per una bevuta in discoteca? O se pagate 1000 euro una borsa firmata? O 599 euro un cellulare? Ecco.

Sappiate che il fair play non serve a moralizzare il calcio. Serve a tenere la competizione in equilibrio. Limitare certe possibilità di spesa perché i partecipanti possano partire alla pari, e poi vinca il migliore.

Come insegna il campionato tedesco: campionato equilibrato = stadi pieni e maggiori introiti televisivi dovuti all’incertezza ed alle diffuse aspettative positive.

Frase Fatta di Andrea Giunchi: i tedeschi ce la possono menare anche qui – hanno il Bayern Monaco già in linea coi parametri, ed il campionato più in salute del mondo – ma come cazzo fanno? Però con l’Italia non vincono mai. Tiè!

Ecco. Vincere.

La Germania ha perso la semifinale agli europei contro l’Italia. Ed il Bayern Monaco ha perso, in casa, la finale di Champions contro il Chelsea guidato da Roberto Di Matteo.

Boniperti, figura di spicco della storia juventina, fisse che alla Juventus vincere non è importante, ma che è l’unica cosa che conta. Una verità assoluta, che non riguarda solo la Juventus, ma purtroppo l’Italia intera. E dunque sembra che il nostro paese e le nostre tifoserie non siano pronte ad un ruolo da comprimari, dove con i nostri mille difetti strutturali non potremo mai ambire ad arruolare grandi giocatori.

Allo stato attuale, e dei prossimi 5-6 anni, la Serie A difficilmente potrà arruolare giocatori il cui costo è superiore ai 15 milioni di Euro, ed il cui ingaggio supera i 3.

Per un club straniero in competizione con uno italiano per accaparrarsi un giocatore, basterà offrire al di sopra di questi parametri e sarà “chi capisce il calcio sa come vanno queste cose” [cit. Thiago Silva].

Ed è qui, che, come una scusa sfoderata al momento giusto, le squadre italiane usano quella cagata pazzesca del fair play finanziario per crearsi uno scudo contro le tifoserie, che vorrebbero vincere, tutto e subito, e non accettano ragioni che non siano “cause di forza maggiore”.

Il futuro, sappiatelo, è l’abbandono dell’attuale sistema: non italiano, ma europeo.

Fatevene una ragione, se verrà rigidamente applicato il fair play finanziario, il calcio per come lo conosciamo, morirà. Il giorno in cui le squadre indebitate si presenteranno dall’UEFA per la verifica ultima dei loro libri contabili, sarà il punto di non ritorno.

Se l’UEFA ammorbidirà le sue posizioni, rinunciando al controllo ipotizzato, morirà il fair play finanziario, con buona pace di tutti.

Se l’UEFA si irrigidirà, le squadre in rosso se ne andranno, sbattendo la porta, e daranno forma ad un progetto che, DA ANNI, è già in fase di definizione: la realizzazione di una superlega continentale privata, formata solo da top team, con regole condivise in anticipo, sul modello dello sport americano.

È inutile tenere dei pesi massimi come il Paris Saint Germain in un circuito di pesi piuma come la Ligue 1 francese. Non ci guadagna nessuno.

Andrea Giunchi

@AndreaGiunchi

Up & down – Euro 2012 è finito, viva Euro 2012

Up. Del Bosque. Lui che è campione d’Europa, del mondo e del Bosque non poteva che prendere a pigne gli avversari. Quattro noci di cocco all’Irlanda e quattro all’Italia in finale. Triplete e legnate. Le coppe internazionali hanno messo radici in terra iberica.

Balotelli. Quei due gol alla Germania fanno godere un’intera nazione, e non è la Germania, e permettono di dire Auf Wiedersehen alla culona. Che però al buio pesto e con una ridotta sensibilità tattile può anche non essere inchiavabile. E’ lui l’unico SuperMario. Semplicemente adorabile quando si leva la maglia. E chi lo tirua giù dall’Empire State Building?

Cristiano Ronaldo. Fa sognare il Portogallo fino ai supplementari delle semifinali. Spazza via da solo l’Olanda vicecampione del mondo. Non riesce però a calciare il suo rigore contro gli spagnoli. “E’ un’ingiustizia”. E’ vero Cristiano, potevi vincere quel Pallone d’oro che adesso vincerà senza dubbio Pirlo…

Down. Olanda. Una buccia d’arancia. L’Olanda a questo europeo fa talmente schifo da fare schifo anche al bimbo Noah, che ha chiesto l’estradizione e la nuova cittadinanza al Belgio.

Prandelli. Le disgustose scelte di formazione per la finale rovinano tutto quello che di buono aveva fatto prima. Dimostra lui per primo di non essere pronto a certi palcoscenici. Il tutto detto, sia chiaro, con il massimo codice etico.

Karagounis. Semplicemente bruttissimo in ogni sua manifestazione fenomenica e metafisica.

Up & down – 17. giornata

Up. Fabregas. C’e’ chi parla agli uccelli, come San Francesco e Lea Di Leo. C’e’ chi parla ai corvi, come Toto’ e Papa Ratzinger. E poi c’e’ chi parla ai palloni, come Fabregas. Il centrocampista del Barca dialoga a lungo con la palla prima di calciare il rigore decisivo che porta la Spagna in finale. Dialoga con lei, la incoraggia. E quella prende il palo ed entra.

Down. Del Bosque. Sara’ pure campione d’Europa, del mondo e, appunto del Bosque, pero’ la formazione contro il Portogallo non convince nessuno. Gli spagnoli provano a vincere per davvero solo nel secondo tempo supplementare, ma da una squadra del genere ci si aspettava di piu’. E quel Nino in panchina grida V per vendetta. Llorente gli risponde pure: “L’ho visto perche’ c’era quella gnocca di Natalie Portman”.

Karagounis. Va a fare la spesa ma, nonostante le raccomandazioni di suo figlio Dawson, torna a casa senza aver noleggiato per la 678esima volta E.T.

Il personaggio – Cristiano Ronaldo

E’ talmente ingellato che in confronto Michael Douglas in Wall Street aveva i capelli asciutti. E’ talmente ingellato che in confronto Andy Garcia potrebbe essere scambiato con Anthony LaPaglia. Stiamo parlando di quel pezzo di figo di Cristiano Ronaldo, l’uomo più bello del mondo dopo Josè Mourinho e Sergio Volpi. Anche se di questa classifica si è molto lamentato Carlo Nervo: “Ai miei tempi avevo un discreto successo sulle spiaggie di Marina di Ravenna”. Anche se un certo Tony Letame, bracciante originario del cesenate, fa notare: “Per forza, indossava la maschera di Fusi”.

Tornando al nostro simpatico Cristiano, pare che abbia chiesto a Paulo Bento di convocare qualche calciatore di più discreta presenza. “Meireles non fa immagine”, avrebbe sussurrato Cristiano all’orecchio di Bento, che ha risposto con la sua unica espressione facciale, simile a quella di un ornitorinco che ha appena scoperto la caducità dell’esistenza. E di Hugo Almeida si può dire tutto, ma non che sia bello, ecco. I tempi dei portoghesi fighi e laccati, vedi Nuno Gomes-Figo-Rui Costa-Conceiçao è finito. Ora Cristiano si ritrova al massimo quello scorfano di Bruno Alves. E tra l’altro Bar Refaeli e Irina Shayk hanno pure litigato su Twitter per il gel di Ronaldo, il quale con grande signorilità ha risposto alla sua ex. “Non porto nessun rancore, d’altra parte Bar mi ha servito un infinito numero di Pompero”.

L’ubriacante Bar

La partita del giorno – Ronaldo in Barça

Più che Spagna-Portogallo, la semifinale di stasera sembra ormai essere un match tra Cristiano Ronaldo e il Barcellona. Nella selezione spagnola giocano alcuni blaugrana illustri come Xavi, Iniesta, Fabregas e Busquets. I quali hanno comunque fatto sapere al madridista che non ci saranno vendette sul campo. Iniesta ha fatto recapitare a nome di tutti nel ritiro portoghese una torta con su scritto ‘Ti spacco la faccia porco’. Il portoghese Pepe, compagno di Ronaldo nel Real, ha risposto con pacatezza sfondando con un sagomato di metallo 20×4 raffigurante Ronaldo il parabrezza del pullman spagnolo.

Insomma, un bel clima che i due tecnici stanno contribuendo a mantenere. Vicente Del Bosque in conferenza stampa ha bruciato una bandiera portoghese usando come combustibile della sangria. Paulo Bento, detto ‘Il Pirlo di Lisbona’ per la sua vitalità (“eeeeeee…son contento….” ha dichiarato il regista azzurro appresa la notizia), ha così commentato il match più importante della sua carriera da ct: “Eeeeee..son contento…”.

Ronaldo insegue la sua seconda finale agli Europei. La prima fu nel 2004, quando perse in casa contro la Grecia. Ma prima c’è l’ostacolo iberico. I portoghesi hanno chiamato a raccolta le proprie forze, cioè Mourinho, che ha così spronato i suoi: “Portogallo-Spagna? No è mio problema”.

Alessandro Oliva

@aleoliva_84

La gufata del giorno – Spagna favorita nel derby degli Appennini

Chi si ricorda Nuno Gomes? Io per esempio no. Però mi hanno detto che nel 2004 segnò il gol decisivo di un Portogallo-Spagna al termine del quale le “furie rosse” se ne tornarono a casa, eliminate già nei gironi. Ok, d’accordo: ancora non era la Spagna campione d’Europa e del mondo. Poi è vero che guardo in avanti e ci sono Hugo Almeida oppure Helder Postiga. Epperò…

IL GUFO LOLLO: PORTOGALLO – SPAGNA 1-0

Lorenzo Lamperti

@LorenzoLamperti

Campioni del Bosque

L’altra sera Gianni Cerqueti ha svirgolato. No, non era in campo a giocare e ha preso male la palla, passata magari dal sempre lucido Beppe Dossena. No, nulla di tutto questo. Ha svirgolato nel senso che gli è scappata una virgola e ha svelato al mondo una cosa che nessun calciofilo sapeva, neanche il più incallito (cioè uno che ha i calli). Era Spagna-Francia. Stava dicendo “la Spagna campione d’Europa e del Mondo”, quando ha continuato e apparentemente voleva dire qualcosa il cui soggetto era il ct spagnolo. E dunque gli è uscita così: “la Spagna campione d’Europa e del Mondo e del Bosque”. Non parlava del marchese sulla panchina spagnola, voleva proprio dire che sono pure campioni del Bosque.

Cerqueti, il solito ben informato, evidentemente è uno dei pochi a sapere che il palmarès della Spagna include anche quel trofeo  glorioso. Di cui non si parla per un preciso ostracismo, un po’ come la Mitropa per il Milan. C’è una volontà di non far sapere che esisteva pure questo grande torneo, e il colpevole è Abete. Insieme a Tronchetti (Provera). Ma adesso che Cerqueti ha finalmente reso giustizia, noi – altrettanto ben infornati – vogliamo parlarne.

Dunque, la Spagna è diventata campione del Bosque nel 2009, proprio a metà strada tra l’Europeo e il Mondiale. Quell’unica edizione ebbe una genesi (un albero genealogico, direi) complicata. Inizialmente la finale si doveva disputare al Prater di Vienna, ma il Tar di Catania annullò l’assegnazione. E così fu spostata la location a Milano Marittima, allo stadio dei Pini. Sì, proprio quello del reality Campioni. E infatti Gigi D’Alessio compose la celeberrima sigla Campioni del Bósque, oggetto di un’altra contesa, quasi un’imboscata, perché fu preferita a Welcome to the jungle dei Guns’n’Roses come inno ufficiale. Si erano pure proposti gli Oasis con Fuckin’ in the bushes.

Si giocò quindi a Milano Marittima. Il motivo è semplice: così i calciatori potevano svagarsi al Pineta. Al torneo parteciparono otto squadre. La Spagna appunto, allenata da Del Bosque e trascinata da un Alberoa in gran forma; il Nottingham Forest; l’Alberobello; la Transilvania; la nazionale dei parlamentari dell’Ulivo (molti erano ex della Quercia); il Pontedilegno; una selezione di tutti gli oratori salesiani devoti a don Bosco; Madeira, ma senza quel fusto di Cristiano Ronaldo.

Tra gli sponsor spiccava Amazon. Il torneo aveva richiamato un pubblico importante. C’era Boskov insieme a Gullit, il “cervo che esce di foresta”, il sismologo Boschi, il Mago Forest, i parenti di Fred Buscaglione, il padre di Kakà Bosco Leite, tutta la famiglia Bush, Natalia Bush (che è meglio), il comitato dei residenti di via Boscovich, Valderrama con la sua chioma, i Cypress Hill, Francesco Alberoni, e poi c’erano molti forestieri, forestali e qualche imboscato. La foresteria era piena. Elio e le Storie Tese hanno cantato Il vitello dai piedi di balsa, dedicata a molti degli scarponi in campo: “Nel boschetto della mia fantasia…”.

La Spagna ha stravinto grazie al modulo ad albero di Natale. Gli avversari erano ostici, squadre legnose, con boscaioli che facevano legna a centrocampo (che in confronto Giaccherini è un raffinato cesellatore delle colline), alcuni fermi come tronchi. Gli uomini del Bosque, in tutte le partite, hanno messo radici nella metà campo avversaria. Manco a dirlo, la cronaca delle partite la fece proprio Cerqueti. Che, tanto per dire, è l’anagramma di Querceti.

Giorgio Caccamo
@giorgiocaccamo

Up & down – 12° giornata

Up
Cristiano Ronaldo: ha una pettinaturta fantastica e un fisico niente male. Ah, segna anche un gol.

Down
Bilek: la sua Repubblica Ceca ha la freschezza delle ascelle di Galeazzi a ferragosto.

Karagounis: è stato visto mangiare wurstel e crauti assieme a una culona inchiavabile prima del match con la Germania.